Tumore polmone, nuovi test su un vaccino che sfrutta il virus dell’influenza.
Si tratta della nuova frontiera su cui si nutrono forti speranze: sfruttare il virus dell’influenza appositamente modificato come un cavallo di Troia per depositare nei polmoni un vaccino terapeutico anti-cancro.
È questo quanto hanno fatto ricercatori della Peking University di Pechino in uno studio i cui risultati sono stati pubblicati su Nature Biotechnology.
I primi test, condotti su topi, hanno mostrato la capacità di questo approccio sia di stimolare la risposta immunitaria contro le cellule tumorali sia di cambiare l’ambiente circostante rendendo il tumore vulnerabile alle terapia.
I vaccini anti-cancro funzionano insegnando al sistema immunitario a riconoscere componenti tipici delle cellule tumorali (i cosiddetti neoantigeni).
Sono allo studio diverse tecniche per fare ciò, “tuttavia, il successo di questi metodi è stato limitato da diversi problemi”, spiegano i ricercatori, che hanno usato il virus dell’influenza A – che tende naturalmente a infettare proprio le cellule polmonari – per portare i neoantigeni all’interno dei polmoni.
Il virus, reso innocuo, è stato modificato con l’aggiunta dell’antigene ovalbumina. Dopo essere stato somministrato attraverso spray nasale è stato in grado di stimolare una forte risposta immunitaria contro il cancro.
Ha modificato inoltre il microambiente tumorale richiamando le cellule immunitarie che combattono il tumore.
I ricercatori hanno inoltre modificato il virus per portare molecole analoghe a quelle che sono alla base dei farmaci immunoterapici contro il cancro (anti-PD-L1): ciò ha spento la capacità del tumore di sopprimere il sistema immunitario.
Per i ricercatori, anche se la ricerca è ai primissimi stadi, è molto promettente. La strategia potrebbe essere usata per portare nei polmoni qualunque neoantigene tumorale e potrebbe rivelarsi utile, non solo contro i tumori del polmone, ma anche contro le metastasi al polmone provenienti da altre neoplasie, una complicanza, quest’ultima, molto frequente e oggi particolarmente difficile da trattare.