I Ricordi: come si formano. La strada che ci permetterà di eliminare quelli negativi

Sondare le peculiarità del cervello è sempre affascinante e uno degli argomenti che più interessa è sempre quello della memoria. Le nuove rivoluzionarie scoperte in ambito dei nostri “Ricordi” ? Eccole!
In realtà, noi non conosciamo ancora quasi niente su dove e come sono conservati i nostri ricordi, che costituiscono per noi il nostro patrimonio inestimabile. Sappiamo che prima si fissano per breve tempo in un organo chiamato ippocampo, dove durano per secondi o minuti. Una parte di quelli, si fissano poi per sempre o quasi, e costituiscono il tesoro delle nostre conoscenze. È di questo secondo tipo di ricordi, detti a lungo termine, che non conosciamo la sede e il meccanismo di immagazzinamento, anche se tutti siamo convinti che ciò avvenga nella nostra corteccia cerebrale e consista essenzialmente nell’allacciamento di nuovi contatti, dette «sinapsi» fra una specifica cellula nervosa, neurone, e tutte le altre.

Ma come si formano questi nuovi contatti nervosi? Forse oggi possiamo cominciare a capirlo. La rivista Science ha pubblicato una notizia estremamente interessante, ripresa da una comunicazione al Congresso Mondiale di Neuroscienze che si è tenutoi negli Stati Uniti. I neuroni sono normalmente circondati da una fitta rete di molecole, prevalentemente proteine e zuccheri, che fu già notata alla fine dell’Ottocento dal nostro Camillo Golgi, ma di cui ignoravamo assolutamente la funzione, al punto di ritenerla un fenomeno irrilevante. Ebbene, si osserva oggi che intorno a una cellula nervosa che sta fissando un ricordo si viene a creare una sorta di buco in questa fitta rete. Il neurone che sta per immagazzinare un ricordo, attraverso la formazione di nuovi contatti, si viene a trovare relativamente libero dalla rete di proteine e zuccheri che lo circondava fino a un attimo prima, e che continua a circondare tutti gli altri neuroni!

La notizia appare clamorosa per l’importanza dell’argomento e per l’abbondanza delle indicazioni sperimentali, seppure indirette, che appaiono sostenerla. Intanto la rete di proteine e zuccheri che circonda i neuroni, detta Pnn, che sta per perineneuronal network , è piuttosto stabile, 180 minuti in media, che rappresenta un’eternità per un topo, l’animale nel quale sono condotti gli esperimenti in oggetto, mentre per esempio le proteine che si trovano all’interno dei singoli neuroni vengono sostituite ogni poche ore.

L’evidenza più diretta viene dalle osservazioni microscopiche: intorno al neurone che si presume stia per immagazzinare un ricordo a lungo termine si osserva una temporanea rarefazione della rete Pnn, come un vero e proprio buco.
Se si impedisce la formazione di un buco, si pregiudica l’apprendimento del ricordo in oggetto, mentre se si distrugge un buco già formato, si cancella il corrispondente ricordo, per esempio negativo.

Alterazioni della rete si osservano in alcuni pazienti schizofrenici. La formazione dei buchi è rallentata nei problemi di apprendimento e esaltata nella creazione di ricordi allucinatori indotti dall’uso di certe droghe.
Se tutto questo verrà confermato, si tratterà di un enorme avanzamento della conoscenza e di un indubitabile aiuto nel trattamento dei problemi della memoria, tanto ridotta che esasperata.

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